allegroconbiro
we can do it

We can do it

Ho quasi quarant’anni.
Lavoro da quindici e sono mamma da otto.
Mi reputo femminista da una vita, perché in questo paese non è mai possibile abbassare la guardia.
Ci vogliono sante, fedeli, modeste, angeli del focolare.
Siamo regolarmente pagate meno dei nostri colleghi maschi, discriminate in quanto donne, uccise dai nostri compagni in quanto donne.
Pare che il nuovo trend sia considerarci vacche da latte, pronte sfornare un figlio all’anno.
Pillon ormai è roba superata.
La notizia del giorno è la mamma record, undici figli, all’alba dei 38 anni.
Posto che non spenderò una sola parola sulla scelta – ivi compresa la dichiarazione “e non ho intenzione di fermarmi!” – esattamente qui, che messaggio stanno diffondendo?
Che la madre italica è tale solo se devota alla famiglia? Regalano terreni alle famiglie con più di tre figli, ma ancora pochi giorni fa sono stata additata come madre degenere perché lavoro anziché occuparmi di mio figlio.
E vi dirò di più: oltre a lavorare, mi occupo attivamente di politica, ho scritto due romanzi, sto lavorando al terzo, esco con le mie amiche, ho un compagno, e faccio un sacco di altre cose che levano tempo a mio figlio per cui posso essere additata come pessima madre.
Ma ritengo di essere una donna realizzata, felice di quello che sono e di quello che faccio, felice di condividere con mio figlio gran parte delle mie passioni e avventure, felice di non essere risolta nel mio ruolo di madre, ma di avere mille sfaccettature diverse di cui anche lui può godere.
Combatto ogni giorno per mantenere in equilibrio tutti i miei mondi, interiori ed esteriori, per essere degna di tutti i miei ruoli, per assolvere a tutti i miei compiti e sì, affermo con una certa fierezza di non essere solo una mamma.
Perché ritengo offensivo portare questo ruolo come una medaglia, per tutte quelle donne che non possono o non vogliono avere figli, perché trovo assurdo che nel 2019 sia questo il metro per misurare il valore di una donna.
Non sono 11 figli a fare di me una donna. Non è scegliere di averne, essere costretta a scegliere fra famiglia e carriera a fare di me una donna.
L’8 marzo è vicino, e francamente sono stanca dei proclami che sentirò e che non trovano mai un riscontro nella vita reale.
Si cominciasse a pensare ad un welfare reale e sostenibile in questo paese, anziché colpevolizzare sempre e comunque le donne – perché lavorano, perché vanno in palestra o a teatro, perché escono con le amiche, perché hanno passioni, perché scopano con chi vogliono… perché perché perché.
Io non ho intenzione di fermare la mia lotta, ne’ di piegarmi a questo sistema.
E no, non mi avrete mai come volete voi.

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